Elviro Langella

Il Fuoco, La Spada, Il Leone

Parte 1 - Il Workshop all’Accademia di Belle Arti di Catania

Il workshop organizzato dall’Accademia di Belle Arti di Catania è articolato in 60 ore e si terrà nei giorni: 17 - 18 - 24 - 25 - 31 maggio 2012

Programma

Il laboratorio creativo proposto dai proff. Giuseppe Labarbera e Elviro Langella si inquadra nel più vasto programma di attività culturali intraprese nell’ultimo triennio volte soprattutto all’approfondimento di temi connessi specificamente all’Iconologia dell’arte. Alcuni precedenti incontri hanno privilegiato un ambito di interesse particolare qual è quello dell’applicazione di questa disciplina al simbolismo esoterico di opere testimonianti forme di conoscenza iniziatica, il cui valore estetico non di rado trascende la pura funzione di veicolo di diffusione di tali saperi ad un pubblico esclusivo.

Ragazzi Accademia Belle Arti di Catania

Un esempio in tal senso è rappresentato dal seminario tenuto sulla Cappella Sansevero di Napoli opera del principe-alchimista Raimondo di Sangro, prescelta nell’occasione, quale oggetto della tesi di laurea della nostra allieva Rossana Caltabiano: “Il corpo mistico”. Una scelta legittimamente fondata sull’alta qualità artistica dei gruppi scultorei e di tutte le opere contenute in questo prezioso scrigno del Settecento napoletano. Proprio per questa indiscutibile peculiarità estetica, la Cappella si prestava a fornire il banco di prova di un approfondito studio dei rapporti intercorrenti tra discipline così singolari, spiccando come raro esempio tra le “Dimore filosofali” erette da celebri alchimisti del passato, di uno stretto connubio tra i significati simbolici racchiusi e il felice risultato estetico raggiunto dagli artisti che attesero a queste opere.

In continuità con quanto realizzato precedentemente, il nostro laboratorio si prefigge sia di promuovere nuove occasioni e spunti di interesse operativo – tesi di laurea, esercitazioni artistiche, esposizione di lavori, scambi culturali con altre istituzioni formative –, cercando di concretizzare il momento puramente teorico della ricerca in vere proposte progettuali. Cioè, finalizzando il workshop all’eventuale realizzazione di eventi destinati nei limiti del possibile, a non esaurirsi in maniera autoreferenziale dentro l’ambito dell’Accademia, bensì ad aprirsi ad un dialogo propositivo con contesti culturali allargati, sposando eventuali progetti di respiro nazionale.

Non a caso il workshop di quest’anno è stato programmato a ridosso di un’analoga esperienza didattica che teniamo in Piemonte d’intesa col Liceo artistico “Felice Faccio” di Castellamonte e subito dopo, in apertura dell’anno accademico, a Roma. Infatti, sempre prendendo spunto dalle recenti celebrazioni del principe di Sansevero tenute in molte città d’Italia, a fine maggio si terrà proprio presso l’istituto piemontese la presentazione dei lavori svolti per l’occasione, in vista di una mostra prevista per questo autunno a Torre Canavese (Torino) nell’ambito delle molte iniziative artistiche promosse da questa attivissima cittadina.

Ragazzi Accademia Belle Arti di Catania

Gli elaborati dei ragazzi vertono in particolare, su soggetti stimati di particolare rilievo nelle linee guida del progetto consultabile anche in rete e dettagliatamente descritto nelle pagine web all’indirizzo: http://www.elvirolangella.com/extra/collegio-romano/.

L’intera mostra che introdurrà l’evento proposto a Torre Canavese per questo autunno sarà allestita con questi elaborati e in ossequio all’antichissima tradizione delle arti plastiche diffuse a Castellamonte, l’opera centrale sarà appunto un altorilievo di soggetto mitologico connesso con il simbolismo esoterico. Questo altorilievo si ispira ad un gruppo plastico cinquecentesco della Villa Giustiniani-Odescalchi a Bassano romano (Viterbo) nota tra l’altro, per essere stata scelta da Federico Fellini tra le location più suggestive del film, “La dolce vita”, nonostante questo straordinario sito d’arte versi a tutt’oggi in condizioni assai critiche. Gravemente saccheggiato per colpa dell’annosa incuria di una gestione del tutto indifferente alle sorti del nostro patrimonio artistico, il gruppo plastico della preziosa collezione Giustiniani nella ricostruzione affidata alla creatività degli allievi piemontesi, torna a vivere grazie ad un’inedita rielaborazione formale che intende evocare anche i suoi riposti simbolismi iniziatici. Il tema infatti, delle sculture poste a coronamento della peschiera della villa Odescalchi, riproducenti il dio Esculapio e sua figlia Igea mentre ostentano i simbolici serpenti, accanto ad un gladiatore colto nell’atto di uccidere un leone, sono stati attentamente studiati nel loro originario significato esoterico, improntato ad un’analisi similare parallelamente condotta da Douglas Lewis nei suoi studi sulla Villa palladiana di Barbaro a Maser sulla scorta di testimonianze dei riti del mondo antico tramandateci da Pausania, scrittore e geografo nella Descrizione della Grecia (IX, 39)..
Esculapio “… Pausania continua: nella grotta dove sgorga la fonte ci sono immagini in piedi, con i serpenti intrecciati sugli scettri, da lui identificati come Trofonio-Asclepio e Hercyna-Salute”.
Vale a dire, Esculapio e Igea-Salus – divinità che identifica la salute – invocate dai supplicanti che si preparavano ad entrare nella caverna oracolare di Lebadeia, l’attuale Livadia: l’antro di Trofonio. L’iniziazione già testimoniata nella Grecia pre-classica e ancora praticata in epoca cristiana, ci viene puntualmente descritta da Pausania, coinvolto in prima persona nel rito di questa impegnativa, traumatica esplorazione del mondo sotterraneo. Egli fornisce generose informazioni a proposito dell’apparato rituale e monumentale, anche se poi, fedele al giuramento del silenzio, non rivela quanto è avvenuto sottoterra.
Apprendiamo dal suo racconto come l’iniziando ritorni dal rituale viaggio ipogeo obliando ogni memoria anteriore del mondo ordinario, per riacquistare faticosamente una nuova identità, quasi liberandosi della spoglia della primitiva personalità ad imitazione del serpente che rinasce rinnovando il suo abito squamoso.
Nel rituale descritto da Pausania alcuni interpreti hanno voluto vedere la sopravvivenza di un arcaico culto sciamanico dedicato a divinità della terra e delle sorgenti sotterranee; e nella consultazione notturna dell'oracolo e nell'associazione Trofonio-Asclepio e Trofonio-serpenti, una forma di rivelazione mediante il sogno, ovvero di incubazione.
Sul piano simbolico, l'entrata nella grotta sarebbe una vistosa inversione del percorso della nascita e l'uscita il ritorno dalla morte, ovvero una ripetizione della nascita.

Collage