“Il corpo mistico” di Rosanna

La tomba vuota

Cristo velato

Le nostre visitatrici sono al cospetto del monumento funerario a Raimondo di Sangro. La guida traduce l’interminabile iscrizione commemorativa fatta apporre dal principe stesso ancor vivente, con una tecnica dei caratteri a sbalzo nel marmo ottenuta impiegando procedimenti chimici di sua invenzione.

Rosanna: Mi spieghi come ci si può inventare di sana pianta, l’intero contenuto dell’elogio.
Ascolta: Sulla tomba del grande napoletano, vuota come quella del Cagliostro, un’iscrizione recita…
Morena: Di cosa parli? Dici che è vuota? E ora, da dove saltano fuori queste pagine?
Rosanna: Le ho scaricate da un dizionario di scienze ermetiche.
Senti cosa sarebbe scritto qui sulla lapide:
Quelli i quali fanno qualche studio storico sanno bene che gli uomini empi e cattivi, in ogni secolo, per opprimere ed abbattere i savi, non hanno trovato mezzo migliore che farli apparire al volgo per miscredenti ed irreligiosi.
Vai a capire da dove l’ha tirata fuori ... Non una sola virgola corrisponde alla traduzione.

Morena: Che ne sai tu di Cagliostro? Ha incontrato sul serio il principe?
Rosanna: Ho letto questa cosa. Ma ignoro su quali elementi sia fondata. Mi sarebbe piaciuto vedere il Cagliostro di Aurelio Pes a Palermo, piuttosto. Tu ci sei andata?
Morena: Allora, la storia che del principe maestro di Cagliostro, sarebbe l’ennesima bufala?
Rosanna: Non ne ho la più pallida idea.
C’era scritto in un vecchio articolo che il conte Balsamo avrebbe fatto risalire le sue conoscenze di alchimia alla frequentazione di un principe molto amante della chimica, proprio qui a Napoli.
Ma quant’altro dichiarò peraltro, davanti ad un tribunale a lui ostile e diffidente, sarà dato saperlo forse, qualora il Vaticano autorizzi l’accesso agli atti segreti custoditi sotto chiave dalla Reverenda Camera Apostolica.
In ogni caso, il compendio riporterebbe a galla solo verità montate ad arte, ad uso e consumo dell’Inquisizione.

Il Cristo velato

Il vecchio libro che raccontava la favola alchemica prolungò la visita ai marmi filosofali del principe di Sansevero, guidandoli su sentieri impervi durante l’intero soggiorno a Napoli.

… Se il nome di Maria deriva da una voce egiziana che vuol dire “amata da Dio”, ciò è invero confermato dal fatto che era del ramo di Jesse, cioè della stirpe del fuoco, del Sole, essendo appunto Jesse un derivato della parola ebrea Jes (fuoco, sole).
Ora, poiché la materia vivente trae origine, dall’unione della materia vergine col fuoco solare, il nostro stesso Jesus ci appare nel suo significato originale di fuoco, Sole, Dio.
È per tale ragione che l’imperscrutabile Dio Velato, Deus Absconditus, rappresenta il mistero più alto della confraternita massonica. Esso è il simbolo dello Spirito fatto materia, che sortisce dall’unione delle due opposte nature in esso preesistenti; è l’inopinabile prodigio che riunisce in sé i contrari, il “triplice”, l’“androgino”: è insomma l’unità, la stessa che è riproposta nel pane e nel vino del Sacramento eucaristico e nel Graal, custodito dai dodici templari nella tradizione germanica.
Il Graal ci si offre quale simbolo di un dio velato, nascosto, rappresentato dal vaso in cui i sacerdoti custodivano il fuoco materiale (da intendere come spirito congiunto alla materia).
Per comprendere cosa sia il Graal, come del resto il mistero cristiano custodito nel ciborio, bisogna pensare che il vaso o cratere, è l’espressione della materia primordiale, cioè della Madre, che è di natura ricettiva, e che Elios, il fuoco, nella sua essenza o sotto il travestimento dei suoi sostituti simbolici, è la natura fecondante. In tal modo il Graal, derivante dal Gardal degli Egizi, rappresenta, come del resto anche l’Agnello mistico, l’unione delle due nature: Jesus, il principio vivente in cui è nascosta l’essenza vitale; in breve, quel Dio velato custodito dai saggi.
Si noti dunque, che come il Cristo e la Croce, anche il Graal e il mistero che s’incarna nel calice eucaristico rappresentano di per sé un’unione indissolubile, anzi l’Unità.
Non a caso venivano usate nel linguaggio ermetico frasi del tipo: “in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo”. (C.G.Jung) ?
Anche nel Graal l’iniziato al linguaggio ermetico, coglie questa infinita circolarità perché esso è “il velo del fuoco creatore il Deus Absconditus nella parola INRI incisa sopra la testa di Gesù in croce”.

Rosanna: “Ho l’impressione di aver già letto questo frammento: Igne Natura Renovatur Integra, con il Fuoco si ritrova il Nitro, l'Azoto”.

… Questi riti contemplavano inoltre, la consacrazione del vino, bevanda della vita e dell’immortalità, apportatrice di saggezza, e dei pani su cui era segnata una croce solare.

Rosanna: Credi sia questa la simbolica cesta eucaristica di cui parla il libro?
Mostra una minuscola crocetta rilevata nel marmo, nel preciso centro geometrico della corona di spine. In realtà, un nodo allacciato nella coltre che copre il feretro che accoglie le spoglie del Cristo.
Rosanna: Forse ha ragione lui… Qui dentro è tutto pretestuale a cominciare dai dettagli di questa scultura a prima vista accessori, ininfluenti.
Tutto è stato predisposto, come su un set dentro il quale ci muoviamo, reagiamo di stupore, interroghiamo col nostro sguardo gli attori della messinscena senza accorgerci che di recitare a nostro turno una parte assegnata fin dall’inizio dal copione.
Ecco perché nonostante il barocchismo “senza natura, senza fascino” disprezzato da de Sade, tutto ritorna sia pure artificiosamente, in un suo ordine. I chiodi sembrano incrociati ad arte. Si può leggere una scrittura perfino, negli oggetti di questa cruenta natura morta, se si astrae dalla scontata apparenza delle cose. Potresti leggere i chiodi a croce accanto alle tenaglie come un geroglifico: χα. Il curioso risvolto del velo sembra un ingiustificato orpello coi suoi frivoli pizzi, e la corona… Una geometria troppo ostentata per risultare naturale.
Morena: E allora, che cosa dice della corona il nostro alchimista?
Rosanna:
…Simbolo di Passione che cela la Regalità come voleva San Bernardo, serto di spine che racchiude l’oro del grano… e poi e poi… Pazzesco, ci rinuncio!
Morena: Che ti prende, leggi!
Rosanna:
Per quanto riguarda la corona di spine, noteremo che essa è realizzata dall’intreccio di un unico ramo avvolto tre volte su sé stesso a formare tutto intorno presumibilmente, sette anse.
L’iniziato non avrebbe avuto difficoltà a riconoscere in questo geroglifico l’indicazione delle 21 fasi cui va incontro il mercurio filosofico durante il processo di trasformazione, passando per il necessario martirio nel crogiolo
(crucibulum).
21 infatti, è il prodotto di 7 e 3, dove tre è il numero di intrecci che rammenta – sulle orme di Flamel nel Libro delle sue Figure Geroglifiche – come durante l’intero processo, il ferro verrà impiegato tre volte (ben rappresentato dai chiodi della passione)…
Ma è tutto assurdo! Dovremo continuare a sorbirci simili farneticazioni? Anche per me è troppo!

la Fenice

Rosanna: Sai, nell’idea del principe, la cripta dove sarebbe dovuto essere collocato il Cristo, aveva una forma rococò. Una grotta di gusto “rocaille” in penombra, uno spazio riservato di raccoglimento, discretamente appartato dalla Cappella. Le “macchine anatomiche” (i cadaveri metallizzati) c’entrano meno che niente con il programma originario. A riprova che sono solo un’attrazione per gli allocchi, per gli adoratori del giallo e dell’horror.
Sul Cristo del Sanmartino, il dizionario in rete diceva cose inquietanti: segreti in grado di sconvolgere l’umanità cristiana e soprattutto di demolire il potere temporale della Chiesa.
Morena: Chi sono gli autori del sito? Mi pare si prendano un po’ troppo sul serio.

Rosanna raccatta i fogli scaricati da internet. Ecco, senti questo:
l’opera simboleggia la vera natura del Cristo, celata tra i documenti segreti ed i tesori della buia cripta del Tempio di Gerusalemme, scoperti nel corso degli scavi effettuati dai Cavalieri del tempio: …rivelazioni trasmesse dai Templari prima del loro sterminio solo a pochi grandi iniziati, in grado di gestire al meglio tale tremendo segreto. In totale le figure velate sono tre, un fatto molto significativo.
Morena: Questa poi… Non smetto di stupirmi! Dove sarebbe ora, il terzo velato? Si sarà sognato anche questo?
Rosanna: Quanto al velato ha perfettamente ragione.
Morena: C’è il Cristo velato, la Pudicizia velata …
Rosanna: E con Susanna fanno tre.
Morena: Nel tempio visionario oramai ci si inventa di tutto: salamandre invisibili, angeli che sudano… Di grazia, dove sarebbe nascosta Susanna?
Rosanna: In effetti non c’è. Ecco sarebbe stata lì, sotto il Decoro
Morena: Congetture, astratte congetture! Ci è rimasto per caso uno straccio di schizzo, un bozzetto?
Rosanna: Questo sì, è un enigma insolubile. La vera donna invisibile del principe.
Eppure Rosanna Cioffi, te la fa vedere vivida e fedele all’immagine che Raimondo aveva in animo. Sarei pronta a scommettere sull’attendibilità delle sue intuizioni.
Ecco cosa avresti visto sul bassorilievo: i due vecchi giudici, “i vecchioni”, alla cui prurigine la bella babilonese osò ribellarsi, le ordinano di presentarsi in giudizio vestita esclusivamente dal velo. Così, che possano vendicarsi dell’affronto, imponendole di toglierlo ai loro occhi, “affinché almeno così si possano saziare della sua bellezza”.

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