TRIVELLAZIONI E VULCANESIMO SEDIMENTARIO: Il Fenomeno delle Maccalube nel canale di Sicilia

Articolo di Rosario Messina.

Mimmo Macaluso e Andrea Panarello

GIARDINI NAXOS (ME): "Il tratto del Canale di Sicilia prospicente la costa sud-occidentale dell'isola, è caratterizzato da una grande instabilità per la quale è necessario non procedere ad effettuare trivellazioni per estrazioni di petrolio poichè quest'area marina oltre al vulcanesimo attivo, risulta essere interessata da fenomeni di pseudo-vulcanesimo sedimentario con frequenti esplosioni sottomarine che scatenano periodicamente terremoti di magnitudo anche superiori al 4 grado della scala Richter". Si può sintetizzare così il messaggio lanciato dal dott. Mimmo Macaluso uno dei massimi conoscitori della geologia dei fondali del Canale di Sicilia, nel corso dell’incontro-dibattito intitolato "Trivelle e Vulcani nel Canale di Sicilia" svoltosi sabato 9 maggio al Caesar Palace Hotel di Giardini Naxos. Un tema attuale e delicato, un appello che il medico di Ribera (Sciacca), particolarmente sensibile ai temi ambientali e di sicurezza del territorio, ripete da anni in occasione di interviste realizzate da importanti testate giornalistiche nazionali, internazionali e note trasmissioni televisive come ad esempio Report (Rai3) e Presa Diretta (Rai3). I rischi per l’ambiente marino, flora e fauna, il turismo e la stessa popolazione sono alti qualora il governo autorizzerà alle multinazionali il già annunciato posizionamento delle trivelle per la ricerca del petrolio, in un’area marina a rischio dove sono presenti i numerosi vulcanetti che emettono gas metano e dove si verificano periodici terremoti.

Ad organizzare l’incontro-dibattito è stato il prof. Elviro Langella autore del libro “Il Viaggio in Sogno” nato dalle suggestioni suscitate da un’importante scoperta di Macaluso: il ritrovamento del relitto della nave greca Angelika, tragicamente rovinato, oltre un secolo fa, sulle scogliere di Ribera, assieme all’intero equipaggio di giovani marinai provenienti dall’isola greca di Inousses (Cicladi). L’incontro si è svolto sullo sfondo di una grande tela ad olio raffigurante quel tragico naufragio. L’opera, realizzata da Langella, è un omaggio in pittura rivolto all’instancabile ricercatore che evoca proprio quella sua importante scoperta: il relitto dell’Angelika.

Ad inizio serata Langella ha rivolto un ringraziamento al pubblico intervenuto e al dott. Luciano Costantino direttore del Caesar Palace che ha ospitato l'incontro. Ha poi, espresso gratitudine a quanti hanno offerto la loro collaborazione nella diffusione dell'evento in particolare, Carla Buda (Servizio turistico regionale), Giuseppe Pennisi e la redazione di Sicilia Felix.

L’invito (da me proposto in veste di privato cittadino)” ha detto Langella introducendo gli ospiti “è stato rivolto alla cittadinanza e ai candidati in lizza alle prossime elezioni a partecipare ad una responsabile riflessione su un’emergenza vitale ed impellente riguardante la nostra isola. Si tratta dell'imminente installazione delle trivelle petrolifere proprio nel Canale di Sicilia. Temo costituisca un'emergenza ancora colpevolmente sottovalutata in tutta l’Isola per indolenza e disinformazione, nonostante l'evidente gravità e il prezzo che a breve, saremo costretti a pagare e far pagare ai nostri figli, con gli inevitabili rischi collaterali per l’ambiente marino e la nostra salute”. In prima battuta

Mimmo MacalusoMimmo Macaluso

E' stato un incontro dai toni pacati ma realistici che ha posto all'attenzione del pubblico i rischi seri che corre il Canale di Sicilia e le aree costiere circostanti se non sarà posta la dovuta attenzione e precauzione per mantenere entro margini di sicurezza il precario equilibrio di questa meravigliosa area marina e soprattutto se il Governo permetterà l’installazione di trivelle per la ricerca del petrolio. Occorre un’efficace politica di tutela dell’ambiente, degli ecosistemi ed una maggiore salvaguardia della biodiversità di questo tratto di mare unico al mondo, che va dalle variegate forme di vita alle preziose e straordinarie testimonianze archeologiche di tutte le epoche storiche, uno scrigno che conserva tesori inestimabili (uno per tutti il Satiro danzante ritrovato in quei fondali). Ha pensato bene il prof. Elviro Langella ad invitare a Giardini Naxos, prima colonia greca di Sicilia, l'amico Mimmo Macaluso per dare vita ad un incontro che ponesse l'attenzione su una tematica tanto delicata ed attuale che coinvolge tutti. Variegato a tal proposito il pubblico presente formato da cittadini, insegnanti, studiosi e politici tra questi, il Sindaco del Comune di Giardini Naxos Nello Lo Turco alquanto documentato sulle scoperte del dott. Macaluso che è intervenuto per un breve saluto, il Presidente del Consiglio Comunale Mario Amoroso e l'assessore ai Servizi Sociali Sandra Sanfilippo, la presidente della Fidapa di Giardini Naxos Maria Cannizzaro, Giancarlo Moschella presidente dell'Acva.

A condurre la serata e coordinare gli interventi e le domande sollevate dal pubblico è stato Andrea Panarello (Rai Catania).

Suggestiva e densa di particolari l'introduzione dell'evento affidata al geologo Franck Caltabiano il quale è entrato subito in argomento ricordando il recente provvedimento della Camera dei Deputati che ha dato il via libera all'uso dell'air gun per la ricerca degli idrocarburi sui fondali marini. (l’air gun è una tecnica di prospezione geosismica; consiste nel sondare il fondo del mare sparando ripetutamente e con alta frequenza aria compressa contro i fondali. L’impatto di questi spari – vere e proprie esplosioni – genera onde di rifrazione). A questo vanno aggiunte le numerose attività di perforazione già in atto da anni sul Mare Nostrum per la ricerca di idrocarburi. Notizie non certo incoraggianti che fanno riflettere sui rischi a cui sarebbero esposti l’ambiente marino, il territorio e le popolazioni se venissero intraprese le ricerche petrolifere anche nel Canale di Sicilia a causa dell’instabilità di quel tratto di mare. Per tali motivi Mimmo Macaluso consapevole dei rischi che possono derivare da prospezioni e trivellazioni da anni si batte in prima linea affinché l'opinione pubblica sia informata e prenda coscienza su quanto sta accadendo. Frank Caltabiano ha ripercorso col pubblico l'excursus delle attività svolte dal nostro ricercatore recensite dai maggiori giornali italiani (l'Espresso, Focus, Corriere della Sera, La Repubblica, Panorama ecc.) ma anche dal Sunday Times, dall'Indipendent, da giornali argentini (Ambitonational) cileni (La Tercera), giapponesi (Yomiuroshinbun) e da riviste francesi quali Ca M'intéresse. Numerosi anche i servizi e le interviste televisive, tra queste ha ricordato Report (RAI 3 del 30 ottobre 2010) e Presa Diretta (RAI 3 del 14 febbraio 2015).

Ha ricordato altresì che l’eclettico studioso è uno dei ricercatori del progetto europeo Arch-med (dove si affronterà il tema degli effetti delle trivellazioni petrolifere previste nel Canale di Sicilia) e, gli eventi, al quale ha partecipato nella cittadina jonica. L'11 ottobre 1997, è intervenuto alla dodicesima Rassegna di Archeologia Subacquea, tenutasi a Giardini Naxos dove, in quell'occasione, suggerì gli strumenti utili a proteggere il patrimonio archeologico giacente nel mediterraneo sottolineando l'inadeguatezza delle convenzioni internazionali sul diritto di recupero dei beni sommersi.

Nel 2007 è ospite del Liceo Scientifico di Giardini, in un incontro organizzato dal prof. Salvino Risitano, dove illustrò ai giovani studenti le tecniche di esplorazione subacquea da lui adottate che lo hanno portato alla scoperta del complesso vulcanico sottomarino Empedocle situato nel Canale di Sicilia, tra Sciacca e l'isola di Pantelleria, di dimensioni non meno imponenti dell'Etna.

E' poi tornato a Giardini Naxos in occasione della prima presentazione del libro Il Viaggio in Sogno” di Elviro Langella.

L'excursus continua con l'elenco delle numerose scoperte effettuate tra le quali, ha ricordato il geologo, "l'effimera isola Ferdinandea" la cui sommità si trova a 7,80 mt dalla superficie del mare e, nel 2006 un grande sink-hole (cratere sommerso). Una scoperta sensazionale che nel 2012 a seguito di un’altra spedizione sarà accertato che si trattasse di un pockmaker, il più grande mai scoperto nel Mediterraneo. Da diversi anni Macaluso collabora con la Soprintendenza dei Beni Culturali e Artistici di Agrigento e, per la sua attività a tutela del patrimonio culturale che giace nei fondali del Mediterraneo, è stato nominato Ispettore Onorario dell'Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana.

 

L’incontro entra nel vivo con l'intervento del protagonista della serata articolato in più momenti arricchiti di suggestive slides realizzate dalle stesso nel corso sulle sue ricerche.

"Il Canale di Sicilia è un tratto di mare unico al mondo sotto tanti punti di vista, soprattutto, per la sua biodiversità, per le sue particolari forme di vita e nel contempo per le straordinarie testimonianze archeologiche delle più grandi civiltà del Mediterraneo". Esordisce così Mimmo Macaluso. Si legge nei suoi occhi un certo phatos nel raccontare quanto sta accadendo nel nostro mare perché ha vissuto in prima persona quanto le immagini delle slides fanno vedere al pubblico. "Il Canale di Sicilia è un area che bisogna tenere sottocontrollo per la sua instabilità" e, ricorda con emozione, quanto è accaduto nella riserva naturale delle “Macalube di Aragona” nell'agrigentino il 27 settembre del 2014 quando due bambini vennero seppelliti da una improvvisa e violenta fuoriuscita di fango. Si tratta di un fenomeno geologico definito vulcanesimo sedimentario che consiste nella risalita sulla terraferma di gas, argilla e acqua che genera i vulcanelli di fango delle Macalube delle quali è interessato il tratto di mare che va da Agrigento a Trapani a causa delle spinte fra zolle continentali che creano aree di compressione.

Il Canale di Sicilia è sempre stato interessato a fenomeni parossistici, esplosioni di gas, movimenti tellurici, sciami sismici, terremoti, esplosioni. Sono tante le testimonianze in merito. "Premetto che io non sono un politico” puntualizza il ricercatore “ma una persona che ha vissuto in primo piano determinate esperienze. Il nostro mare non può essere trivellato, lo dimostra la storia di questo mare. L'eco della tragedia delle Macalube non si è ancora placato eppure vogliono trivellare Pantelleria e Sciacca: queste due zone sono a forte rischio vulcanico. Effettuare delle trivellazioni potrebbe risvegliare dei vulcani, creando un vero disastro. Non possono esistere trivellazioni nel Canale di Sicilia perché abbiamo una presenza di vulcanesimo sedimentario che potrebbe creare problemi. Non sono solo io a dirlo ma anche numerosi rapporti scientifici, la Nato e l'Unione Europea". In effetti la pericolosità delle trivellazioni è conclamata anche dalla direttiva 2013/30/UE ove si parla di “conseguenze devastanti ed irreversibili sull'ambiente marino”, nonché dal “Protocollo sulla protezione del Mediterraneo” (Gazzetta Ufficiale UE del 9 gennaio 2013) il quale “riconosce che l’inquinamento che ne può derivare rappresenta un grave pericolo per l’ambiente e per gli esseri umani”.

E' lungo l'elenco degli episodi ricordati da Macaluso che testimoniano le improvvise attività di quel tratto di mare fortemente instabile: nel 365 d.c. Selinunte è rasa al suolo; distrutte anche Allavam e Eraclea Minoa; nel 1568 un violento sisma colpisce la zona di Sciacca. Distrutto anche il castello di Poggiodiana. Un altro sisma distrugge la città di Angiò o Montallegro. Nel 1636 nasce Ribera uno dei primi comuni edificati con criteri anti-sismici. Nel canale di Sicilia, interessato da un fenomeno distensivo chiamato rifting, il magma può raggiungere la superficie, dando luogo ad eruzioni e formazioni di isole.

Dipinto dell'Isola FerdinandeaGioacchino La Pira, l'Isola Ferdinandea 1831

Nel 1831 a seguito di una eruzione sottomarina, davanti alle coste siciliane nacque l’isola vulcanica denominata dai Borboni Ferdinandea inabissatasi solo dopo cinque mesi. L’isola venne contesa anche dagli inglesi che la chiamarono Graham e dai francesi che la chiamarono Giulia. Nel 1845 nel Canale di Sicilia un vascello inglese rischia di affondare per un’improvvisa esplosione sottomarina. Nel 1942 durante la battaglia di “mezzo giugno” l’ammiraglio Alberto Da Zara assiste ad un’esplosione in mare e vede una colonna di fumo innalzarsi per mille metri dal mare malgrado nessuna nave fosse stata colpita. Il 12 novembre del 1951 un’esplosione sottomarina generò un’onda anomala che causò un maremoto che danneggiò il porto di Sciacca. Il 10 aprile del 2007 alle ore 19,00 si verifica un terremoto 4.3 della scala Richter. Alle ore 21,20 a Sciacca si avverte un forte boato seguito da una scorsa sismica. Sarà accertato che era stato causato dall'esplosione di una sacca di gas. Nel 2014 la tragedia dei due bambini seppelliti dai "vulcanelli" di Macalube. Anche nel resto del Mondo vi sono numerose testimonianze delle conseguenze della liberazione o dell’esplosione di sacche di gas sottomarine. Macaluso ricorda in particolare tre episodi, il disastro ambientale del 2010 nel Golfo del Messico causato dalla piattaforma Deepwater Horizon esplosa dopo avere intercettato una sacca di metano durante una trivellazione. Il caso di un sottomarino nucleare russo che nel 2003, si è improvvisamente inabissato nel mare di Barents mentre veniva trainato. Venne individuato in seguito sul fondo marino nella posizione di assetto di navigazione. Nelle vicinanze scansioni mutibeam evidenziarono la presenza di un pockmark. Stessa sorte, toccata ad un peschereccio a vapore del XX secolo a nord-est della Scozia ritrovato sul fondale ancora in assetto di navigazione.

Nel 2002 l’isola di Stromboli viene interessata da un forte maremoto a seguito del quale si intensificano gli appelli per organizzare una serie di monitoraggi nei fondali del Canale di Sicilia. Domenico Macaluso è sempre in prima linea per sostenere tali interventi. Come lui stesso racconta il 2005 segna una tappa importante. Viene stilato un protocollo d’intesa tra l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania (Ingv) e la Lega Navale di Sciacca e, grazie al partenariato tra la GA&A (Società di produzione televisiva), il Consorzio interuniversitario per le ricerche in mare (Conisma), viene organizzata una spedizione scientifica per la ricerca di attività vulcanica nel Canale di Sicilia, a bordo della nave oceanografica "Universitatis". Una settimana di intense ricerche con sofisticate apparecchiature, dal 30 aprile al 7 maggio 2006, alle quali prende parte anche Domenico Macaluso in qualità di consulente storico e sommozzatore. I risultati della ricerca sono straordinari sotto l’aspetto scientifico e per la Protezione Civile poiché vengono individuati diversi edifici vulcanici, uno dei quali grazie alle indicazioni dello stesso Macaluso che aveva già esplorato in immersione con il cameramen francese Jeremy Simmonot quell’area. Non a caso viene battezzato dall'ufficiale di rotta della nave "MAC 06" (le iniziali del suo cognome e l'anno della scoperta). Il bilancio della "crociera oceanografica" del 2006 fu esaltante, poiché non solo consentì di individuare in quel tratto di mare un complesso vulcanico adiacente l'isola Ferdinandea battezzato dallo stesso ricercatore "Empedocle" (in onore del filosofo naturalista agrigentino che morì precipitando nel cratere dell'Etna) ma portò anche alla scoperta di una grande struttura circolare di quasi mille metri di diametro a circa 190 metri di profondità. "La prima ipotesi sulla natura di questo grande sink-hole posizionato in prossimità di aree di emissione di gas" racconta al pubblico Macaluso con emozione ed una serie di suggestive slides raffiguranti il grande cratere "fu quella di ritenere che fosse stato prodotto a seguito del collasso di una camera magmatica o fosse il risultato della collisione della crosta terrestre con un corpo celeste in pratica un cratere da impatto da meteorite". Niente di tutto questo! Nel 2012 una nuova spedizione svela l'arcano. Il cratere scoperto nel 2006 denominato "occhio del ciclope" del diametro di circa mille metri e profondo 50, era in realtà un grande pockmark, un cratere generato dalla esplosione di una sacca di gas, il più grande tra quelli sinora rinvenuti nel Mediterraneo. Macaluso spiega come si arrivò a quella conclusione. Nel 2012 viene organizzata una crociera questa volta con la nave da ricerca Astrea che doveva servire a posizionare delle sonde OBS-H che sarebbero servite per registrare l'attività sismica di quell'area. Una di queste sonde venne collocata dentro il sink-hole rinvenuto nel 2006 con due finalità, proteggere le reti a strascico dei pescatori e quella di esplorare il cratere. Le immagini in 3D generate dai dati inviati da un sonar multibeam che scandagliava il fondale e l'esplorazione delle pareti del cratere con un minisommergibile filo-guidato contribuirono a svelare le reali origini di quel grande cratere (largo quasi quanto il famoso Meteor Crater dell'Arizona che è di circa 1.200 metri), rivelando la natura sedimentaria (non vulcanica o da impatto di un meteorite) delle sue pareti. Fu evidenziata anche la presenza di fumarole una delle quali al centro del cratere. A seguito di tali importanti scoperte dal grande valore scientifico venne realizzato un documentario trasmesso sui canali satellitari, da National Geographic e, il 7 marzo del 2010 anche su Rete 4 di Mediaset.

Emozionanti le immagini proiettate da Mimmo Macaluso nel raccontare queste vicende che evidenziano come il Canale di Sicilia è un area che presenta rischi consistenti comprovati dalla presenza di fenomeni di vulcanismo sottomarino che generano terremoti e crolli di edifici vulcanici con formazione di onde anomale; esplosione di camere magmatiche. Secondo un rapporto dell’Ingv “Esiste la possibilità di una ripresa dell’attività vulcanica in una zona relativamente prossima alle coste meridionali della Sicilia, entro un raggio di alcune decine di chilometri da Capo San Marco a Sciacca. Inoltre pericolose onde anomale possono avere origine anche da fenomeni gravi dativi in quanto l’insieme del contesto descritto costituisce un sistema tendenzialmente instabile”. Ad esempio se prendiamo il caso dell’isola di Pantelleria dove nel 1891 vi era stata un’eruzione l’Ingv di Catania scrive che l’isola può essere considerata un area vulcanica attiva. Gridi di allarme che Macaluso ripete nelle sue conferenze avvalorate anche da quelli di vari organismi scientifici che hanno dichiarato che i pockmarks e le installazioni off shore (piattaforme ed oleodotti) sono rischiose. Anche la NATO ha gettato un monito all’industria del petrolio per i rischi geologici causate dalle trivellazioni. Malgrado tali rischi continuano ad essere rilasciate concessioni per effettuare sondaggi e prospezioni. Nel corso della conferenza il dott. Macaluso ha espresso anche grande perplessità sul'art. 38 del Decreto sblocca Italia il quale ha stabilito che d’ora in avanti sarà lo Stato a rilasciare concessioni e permessi per trivellare sui fondali marini. Da qui la preoccupazione che non essendo più le Regioni a rilasciare tale permessi ci possa essere un aumento di tali concessioni.

A conclusione del suo intervento il ricercatore ha dato alcune indicazioni affinché il Canale di Sicilia possa essere tutelato a dovere. A tal proposito, i cittadini devono realizzare attività di sensibilizzazione con il coinvolgimento delle scuole ed esposti all’UE. Anche Green Peace ha fatto una proposta:Istituire nel Canale di Sicilia una zona di protezione ecologica” oppure la dichiarazione del Canale di Sicilia “Sito di interesse comunitario”. I Comuni devono coinvolgersi in questa battaglia: con osservazioni e ricorsi contro gli Studi di impatto Ambientali alla Commissione Ministeriale di valutazione dei SIA. Il Parlamento? Deve modificare leggi e regolamenti. Ad esempio le prospezioni e le analisi di impatto ambientale dovrebbero essere effettuate a cura dei Ministeri (Ambiente ed Attività Produttive) ed a spese del richiedente. E’ necessario costituire un Area Marina Protetta sotto l’egida dell’UE nel Canale di Sicilia. Occorre anche promuovere una campagna referendaria abrogativa della legge “sblocca Italia” grazie alla quale si stanno concedendo tante concessioni. E la Regione Siciliana? Dovrebbe impugnare l’art. 38 del Decreto “Sblocca Italia” per incostituzionalità e richiedere, anche con finalità di Protezione Civile uno studio oceanografico per il monitoraggio dei vulcani di fango nello stretto di Sicilia. Queste le indicazioni di massima di Domenico Macaluso che conclude il suo interessante intervento seguito da un lungo applauso del pubblico presente.

Concluso l'intervento, ha preso la parola la presidente dell'associazione scientifico-culturale Mea Lux Angela Lombardo patron della Rassegna letteraria "Libri Inn .....Riviera" la quale, ha accennato brevemente al libro del prof. Elviro Langella spiegando che l'autore si è ispirato alla forte suggestione di un’importante scoperta del dott. Macaluso: il rinvenimento del relitto del veliero Angelika proveniente dall’isola greca di Inousses (Cicladi), tragicamente naufragato sulle scogliere di Ribera un secolo fa. L’Angelika, inabissato nei fondali di Seccagrande dal 1906 era il più piccolo dei velieri che componevano la flotta dell’isola greca. L’intero equipaggio di giovani marinai perì nella tragica tempesta. Il tema del naufragio e del successivo fortuito reperimento del carico stivato da parte di un bambino di Ribera è stato il pretesto per l'autore per trascinare il lettore in una fabula antica, alla deriva di un viaggio onirico "scortato" da una bambina che prende metaforicamente il nome dal vascello perduto, Angelika. Dopo aver letto una pagina suggestiva e poetica del libro di Langella ha invitato il dott. Macaluso a presiedere la presentazione del libro, a cura dell'associazione Mealux, prevista nel mese di agosto nel comune messinese di Gallodoro.

L'emozionante serata ha visto anche l'intervento di diverse personalità che hanno espresso il loro plauso per l'iniziativa. Tra questi ricordiamo il prof. Salvino Risitano vicepreside del Liceo Scientifico “C. Caminiti” e responsabile del Gruppo ambientale che assieme al prof. Langella aveva incontrato preliminarmente le classi per sensibilizzare i giovani alle problematiche di un’avventata trivellazione dei nostri fondali in aree a forte rischio vulcanico; Caterina Valentino, Presidente del circolo Legambiente Taormina-Alcantara la quale ha auspicato una pronta collaborazione mirata a prevenire la passiva accettazione di irresponsabili interventi di estrazione petrolifera nel Canale di Sicilia disseminati di insidiosi “pockmark”, cratere subacquei originati da antiche eruzioni; il dott. Paolo Valentino, che ha sottolineato la necessità di orientare la ricerca verso fonti energetiche compatibili con le vocazioni del territorio; l'Architetto Salvatore Giglio che ha ricordato gli importanti ritrovamenti effettuati dal dott. Macaluso documentati in seno alla Rassegna di Archeologia Subacquea, che ha rappresentato un tempo, un’esclusività tutta giardinese nel panorama nazionale.

Al termine dell’incontro è stata annunciata un’imminente manifestazione nella quale Mimmo Macaluso assieme all'inossidabile recordman siciliano Enzo Maiorca (84 anni!), testimonial della campagna di sensibilizzazione, si immergeranno sui fondali dell'Isola Ferdinandea. Per quella occasione la sezione della Lega Navale di Sciacca, diretta dall’avv. Aldo Rossi, metterà a disposizione i mezzi navali, le motovedette, per l’uscita in mare.

Rosario Messina

Fonte: SiciliaFelix

Piatto con dipinta l'Isola FerdinandeaL'Isola Ferdinandea riprodotta su un piatto di ceramica. La didascalia intorno recita: "Nuovo Vulcano sortito in mezzo al mare fra Malta e Sicilia distante miglia 20 da Scicca, della circonferenza di miglia 3 e d'altezza palmi 30. Osservazione a tutto il giorno 18 Luglio 1831"

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U mari nun si spirtusa

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